
Era mio padre pittore vero
Lucio Brugliera nasce a Milano da Francesco e Maria Desideria, detta desy, per un caso fortuito del destino, per il lavoro del nonno Ciccio impiegato statale, insegnante, studioso nonchè uomo del sud. Veniva da Catania e sinceramente non ho mai capito come sia finito a Gorizia!! non solo ci è finito ma ha anche trovato il tempo fra una guerra e l'altra di fare 7 figli, senza contare quelli che la nonna Desy diceva avere perso...bene la storia di Lucio inizia così, fra i tram e i viaggi in treno, fra le montagne del carso e le gite al mare a Grado. Mio nonno era un personaggio schivo e di poche parole che un giorno ha pensato bene di scegliere Parma come destinazione lavorativa, sperando un giorno di diventare provveditore. Peccato che a Gorizia lasciava una moglie esaurita, una figlia colpita dalle bombe della guerra e praticamente pazza, Luigi e Licia. E' sì perchè Lucetto, la piccola zia Nuccia di 6 anni e la più vecchia delle figlie Maria Mercede se li porta con lui. Mah....valle a capire certe scelte, sta di fatto che mio padre ha sofferto tutta la vita la lontananza da Gorizia, dalle sue origini, e soprattutto da sua madre. Non lo ha mai accettato da uomo duro, ha sempre trovato il modo di difendere il padre, proprio indifendibile, e accusare quella povera donna lasciata a chissà quale destino. Ne parla nel suo libro, un giorno ha deciso di scrivere, Vai dove sono gli altri, in questo suo affannarsi a restare nel passato, a piangere se stesso per la sua infanzia triste e povera, per il suo essere così "sfortunato"...In realtà penso che le occasioni vadano prese quando è ora, e lui pensa e ripensa, da scontroso e malfidato, non le ha mai prese al volo. Mi trovo qui a scrivere di lui come pittore e a dire il vero nè so ben poco. Non è che ho vissuto in un altro posto però anche con noi era molto schivo, solo con la vecchiaia mi chiedeva qualche impressione, qualche idea o qualche consiglio sui quadri, sui colori. Certo io, non per mio volere, ho fatto le scuole tecniche, anche se il mio sogno nel cassetto era fare l'archeologa. Và beh cose passate e meglio non puntare il dito, non sarebbe giusto.
Lucio ha vissuto sempre a Parma, in un appartamento popolare che davano nel dopo guerra ai dipendenti pubblici. Quando sogno, sogno sempre questa casa di bambina, via bucciquinque. Lì ha portato mia madre quando si è sposata. Che tristezza...però erano tanto innamorati. Lei era una signorina per bene, lui l'enfant prodige dell'istituo d'arte, il personaggio un pò bohemienne, l'uomo dolce ma cattivo, l'uomo strano fuori dalle regole ma dentro al sistema. Sì' perchè alla fine era talmente trasgressivo che era quasi strano vederlo in giacca e cravatta partire per insegnare l'arte a piccole pesti che probabilmente non nè volevano sapere. Quando è andato in pensione, a neanche 50 anni, era l'uomo più felice della terra. Avrebbe solo fatto il pittore!! Il suo studio dei classici era la sua ossessione. Amava i pittori del 400 del 500, li studiava nei minimi particolari, tanto un giorno da decidere di fare una copia perfetta, eccezionale, magnifica del Cesto di Caravaggio. Questo quadro non lo devi mai vendere, ci ho perso la vista, mi sono ammazzato di lavoro per mesi.... Sinceramente ho avuto sempre con lui un rapporto abbastanza distaccato. Penso di non avere avuto un dialogo normale fra padre e figlia fino all'età di 30 anni. Non lo so perchè. Forse perchè ogni tanto spariva. Andava a Gorizia, andava non si sa dove e con chissàchi, andava a Parigi, al mare a vedere il tramonto. Boh..il mito di mio padre il pittore mi ha perseguitata per anni senza saperlo. Poi ho capito. Ho capito lui, la sua sensibilità, la sua visione della vita, il suo bisogno di cercare quello che non c'è, quello che resta un sogno...
Posso parlare di lui come di una persona estremamente simpatica, di compagnia, raccontava barzellette con una verve tutta parmigiana. Sì,amava la sua città e il dialetto, e i personaggi che l'hanno rappresentata nel tempo. Allo stesso tempo poteva uscire con il muratore, il contadino o l'operaio in qualche bettola dell'oltretorrente, come invece con l'orologio d'oro e il cappotto di cachemire per andare a cena con il professore, sua moglie la figlia del dottore, e tutte queste persone altamente locate e studiate e ingioiellate e talmente poco interessanti che mi addormentavo in automatico sul sedile dell'auto uscendo dal gruppo con un bel "io ho sonno arrivederci". Penso che tutte le persone che hanno vissuto la guerra la fame e il non avere niente hanno dentro questa voglia di apparire, di essere parte di quella classe dirigente, di quella piccola borghesia (di una città talmente provinciale che tutti sanno quando fai una scappatella), di quel ceto sociale che si può permettere quasi tutto, anche l'indifferenza o la presunzione. E tu pensi che quando avrai bisogno ci sarà quel professorone, quello studioso di medicina o di economia perchè è un Tuo Amico. No ti sbagli, caro Lucio, quando hai bisogno di qualcuno l'unico che troverai sempre sarà quel Mario con cui scappavi a Gorizia in lambretta e che è rimasto fino alla fine dei tuoi giorni, e una donna ...l'Angela, mia madre, che ha vissuto sempre nella sua ombra, sui suoi passi, correndogli sempre innamorata, forse come il primo giorno che lo ha incontrato. Non l'ha meritata l'Angela. lo penso veramente. E adesso che lei è nel suo mondo, che vive come una bambina con i suoi giocattoli, ti accuso ma ti perdono.
Cosa potrei dire ancora. L'unico che ha veramente ammirato, apprezzato e idolatrato è stato Bruno Zoni, il suo maestro. Io ho avuto il grande grandissimo inestimabile onore di conoscerlo una sera a cena, a casa nostra. Mah..non commento. Se guardo il suo book effettivamente c'è tanto di suo nella pittura di mio padre. I colori, il modo come si usano i chiaro scuri. Sì è vero. Devo dire che è stato più sfortunato di altri, molto più mediocri, molto più opportunisti. Quello che si è sempre apprezzato di Lucio lo scontroso è che era VERO. Sempre fedele alla sua idea di pittore senza macchia e senza lode, senza un partito (ha detto sempre no al PCI and co.), senza una corrente pittorica (io dipingo così punto) senza una moda, senza un gruppo. E io l'ho sempre innalzato al paladino delle belle idee, pulito e incorruttibile. Peccato che questa sua presunzione pittorica l'abbia lasciato nel limbo dello sconosciuto. Beh diceva che i pittori diventano famosi dopo morti...Non so cercherò in sua memoria di fare il possibile. Non per i soldi, mi ha insegnato che i soldi servono solo per vivere, solo per la gloria. Questa sì penso che se la meriti.
L'ho portato con me a Borgo val di Taro, un paese in appennino p.se dove vivo da una decina d'anni. Non so se ho fatto la scelta giusta. Anche qua sparito nel nulla di un cimitero di montagna, lasciando la tomba di famiglia di mia madre nel viale principale della Villetta, dove riposano artisti come Toscanini, Bevilacqua ...beh io l'ho voluto con me, vicino a me, anche se la sua anima vive solare e luminosa nel paradiso degli artisti. Se volete portare un fiore portate garofani rossi. Li amava.


